L’apertura di un processo decisionale pubblico deve essere uno dei principi ispiratori dell’attività dall’amministrazione pubblica e il risultato di una decisione, condivisa dai suoi vertici politici, dai suoi dirigenti e dai suoi funzionari, su cui si impegna al fine di garantire il rispetto dei principi generali per le consultazioni pubbliche e l’inclusione dei risultati della consultazione nel processo decisionale.
Criteri
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L’impegno alla consultazione pubblica, quando non previsto dalla norma, può essere incluso come parte essenziale del processo di decisione pubblica in funzione della materia trattata e del tipo di decisione;
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le amministrazioni promuovono e accolgono l’iniziativa dal basso e l’innovazione nei processi consultivi, e sostengono le iniziative di partecipazione dei cittadini, delle imprese e delle loro associazioni;
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l’amministrazione impegna adeguate risorse (es.: finanziarie, logistiche, tecnologiche e umane) affinché la consultazione risulti essere efficace;
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l’amministrazione crea un’adeguata cultura organizzativa specifica per i processi di consultazione, attraverso lo sviluppo e l’acquisizione di competenze per gestire tali processi e la formazione di reti di collaborazione per lo scambio delle buone pratiche tra amministrazioni;
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l’amministrazione può ricorrere a figure tecniche con competenze professionali specifiche nella gestione dei processi consultivi;
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l’amministrazione può essere coadiuvata da associazioni no-profit, associazioni di rappresentanza, associazioni di cittadini;
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la scelta del tipo di strumenti da utilizzare per la consultazione (off-line: gruppi, incontri, conferenze; on-line: email, questionari, webinar, ideari), deve essere adeguata ai contenuti e alla portata delle decisione pubblica per cui si chiede la partecipazione.
tanta, tanta aria fritta.
Tutta roba non misurabile.
Tutta roba camuffabile.
E’ poco probabile che, in assenza di cogenti prescrizioni normative, le pubbliche amministrazioni, in particolar modo quelle locali, nelle figure degli organi di governo, decidano di realizzare e formalizzare percorsi partecipativi potenzialmente riduttivi/limitativi l’attuale amplissima discrezionalità in ordine all’ideazione e alla realizzazione delle politiche pubbliche.
Inoltre, in assenza di una disciplina normativa dettagliata atta ad eliminare la possibilità che tali strumenti vengano utilizzati quale mero supporto a decisioni già prese (es. come è posto il quesito/informazione in un “notice and comment”), l’intera materia potrebbe trasformarsi in un sostanziale insieme di strumenti che nella realtà fattuale non si traducono in effettiva partecipazione deisionale da parte degli amministrati bensì si trasformino in una inconsapevole ricognizine di quanto altrove già deciso.
e affinchè i cittadini siano adeguatamente informati e coinvoltiReference
Considerata la velocità delle innovazioni rispetto a strumenti e piattaforme di consultazione, manterrei solo la distinzione tra on line e off line senza specificare la tipologia degli stessi.Reference
Per lo stesso principio del commento precedente:
L’amministrazione, ove è possibile, favorisce, al fine di essere coadiuvata, la partecipazione (di associazioni no-profit, associazioni di rappresentanza, associazioni di cittadini), nonché di tutti i soggetti atti a formare un ecosistema partecipativo e responsabile che possa moltiplicare presso la cittadinanza l’impegno al dibattito sui temi oggetto di consultazione.
p.s. A voler ben vedere tutta la dicitura tra parentesi, tenuta per rispettare la volontà di specificare dei redattori dell’articolo, potrebbe essere espressa in un generico “dell’associazionismo” o nella dicitura “dei corpi intermedi”Reference
L’articolo parla di una parla generica possibilità laddove il principio generale verte sull’impegno della pubblica amministrazione:
L’amministrazione si impegna, ove necessario, a ricorrere a figure tecniche….etc.Reference
nonché in funzione dell’impatto sull’ambito territoriale di riferimentoReference
occorre specificare la tipologia di strumenti – devono essere strumenti partecipativi: si parla di cose come i laboratori partecipati o workshop che possono essere condotti sia on line che off line.
Altro impegno – forse il più importante – che andrebbe specificato è quello di dare spazio a tutte le voci e posizioini – cioè anche alle minoranze. Ascoltare la loro voce per prendere decisioni per quanto possibili capaci di andare incontro alle esigenze di tutti.Reference
occorre specificare la tipologia di strumenti – devono essere strumenti partecipativi: si parla di cose come i laboratori partecipati o workshop che possono essere condotti sia on line che off line.
Altro impegno – forse il più importante – che andrebbe specificato è quello di dare spazio a tutte le voci e posizioini – cioè anche alle minoranze. Ascoltare la loro voce per prendere decisioni per quanto possibili capaci di andare incontro alle esigenze di tutti.
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Tra gli impegni, aggiungerei quello più importante che non mi sembra di aver letto:” Le Amministrazioni si impegnano a tener conto dei risultati delle consultazioni pubbliche, eventualmente, modificando o annullando la relativa decisione”.Reference
eliminare “loro” riferito alle imprese e mantenere Associazioni in senso generale per garantire il coinvolgimento di tutti i soggetti di espressione della società e dell’economiaReference
Concordo.
A me questa parte sembra poco convincente. Si chiama “impegno”, quindi deve dire una cosa sola: niente consultazioni finte. Niente “rubberstamping” (usare i cittadini per farsi validare decisioni già prese).
I criteri potrebbero essere:
* Il tipo di decisione da prendere comporta l’accesso a informazione sparsa nella collettività: c’è un vero valore aggiunto a mobilitare i cittadini
* Risorse adeguate
* Cultura organizzativa adeguata
Gli altri elementi di questo elenco, mi pare, non sono riassumibili alla voce “impegno”.Reference
In base alla mia esperienza (20 anni nel mondo degli enti locali)posso affermare che molte amministrazioni locali sono particolarmente sensibili ai temi della governance partecipata e dei processi di policy making trasparenti ed inclusivi. Gli strumenti della rendicontazione sociale e dei focus group con gli stakeholder per la definizione degli atti di programmazione, rappresentano attività ormai consolidate caratterizzate dalla condivisione e trasparenza quali valori aggiunti della pianificazione strategica.
Occorre anche dare delle scadenze temporali di consultazione per esempio di 30 gg successivi al provvedimentoReference
si con comunicazioni fatte con allertReference
si meglio di “tutti i cittadini “Reference
sarebbe il caso di incentivare la partecipazione dei cittadini attraverso bonus sui servizi pubblici come viaggi in treno .Reference
si magari anche attraverso indirizzari a chi inviare allert per la partecipazione alle consultazioni in seguito a disponibilità’ per materiaReference
forse oltre alle competenze tecniche ci vorrebbe anche chi puo’ trasmettere una esperienza direttaReference
l’esperienza dei cittadini e’ altrettanto importanteReference
trovo molto semplice questo modo di operareReference
Sono d’accordo con Stefano: va fa fatto riferimento al territorio di riferimento, perché una strategia (già prevista tralaltro ad esempio dal Piano triennale anticorruzione) è la condivisione di un’analisi di contesto, che sia partecipata con i soggetti civici
Vero: non è chiaro il “loro”.Reference
In riferimento allo sviluppo e all’acquisizione di competenze per gestire processi di consultazione (come per altri finalizzati all’espletamento di procedure di gestione di dati e documenti digitali trattati dalle pubbliche amministrazioni), occorre innanzitutto assicurare il rispetto della normativa, ponendo particolare attenzione alla protezione dei dati fin dalla fase di progettazione della procedura di consultazione pubblica, in linea con le disposizioni del nuovo Regolamento Europeo in materia di trattamento dei dati personali. Per questi motivi sono necessarie l’individuazione di specifiche competenze specialistiche e multidisciplinari, le quali possono essere acquisite attraverso percorsi mirati alla formazione di figure professionali in ambito ICT.
La proposta delle Associazioni ANORC e ANORC Professioni si pone lo scopo di promuovere attività di mappatura delle competenze della pubblica amministrazione, rilevamento del livello di consapevolezza in riferimento ai ruoli richiesti dalla normativa e del grado di conoscenza delle singole procedure, attraverso l’individuazione di un modello di governance per favorire l’apertura di processi decisionali pubblici e partecipati.
Si potrebbe inserire la logica della “co-progettazione d’intervento”: una fase avanzata di open government dove non solo c’è una consultazione, ma si pianificano insieme strategie fondate sulla cooperazione civico-pubblico, ma dove ciascuno fa il suo evitando commistioni che fanno malissimo.Reference
Sono contrario sui “premi ai cittadini che partecipano”. Si snatura la logica della partecipazione, proposta da Marco Bava. Piuttosto, andrebbe chiarito cosa s’intenda con consultazione efficace, cominciando dalle adeguate forme di divulgazione pubblica dell’iniziativa, orientata su un linguaggio semplice (e che rinunci alle narrative dell’innovazione sociale, che allontanano molti a vantaggio di un piccolo gruppo).Reference
Non in questa fase, credo.
Credo sia fondamentale che la figura del facilitatore/figura che aiuta l’ente pubblico vada distinta dai soggetti civici e percepita come terza. Il rischio delle “cooptazioni” è enorme e va decisamente evitato, per evitare la genesi di conflittualità o ambiguità.Reference
Che significa “coadiuvata”? Andrebbero posti limiti per evitare cooptazioni. Ok co-progettazione e fare da ponte, ma spiegandolo per bene e mettere nero su bianco, anche in queste linee guida, che vanno evitate commistioni dove i ruoli sfumano troppo.
È decisamente un rischio che va chiamato per nome, immaginando forme di gestione dello stesso.Reference
Metto qui un commento che fa riferimento all’esigenza di precisare, già in questa parte di impegno, il riferimento a tempi certi e ragionevoli per la consultazione pubblica, per evitare che accada come con i piani anticorruzione che, quando la scadenza è il 31 dicembre, venga aperta il 23 dicembre. Occorrerebbe specificare l’esigenza di avere tappe logiche e cronologiche per la consultazione, prevedendo un tempo di negoziazione e discussione.Reference
Credo che per gli enti sia importante prevedere una formazione interna sulla comunicazione pubblica. Molto spesso, mancano agli enti gli strumenti per comprendere come interfacciarsi ai cittadini (e, spesso, viceversa, ma lavorare su quello è compito dei soggetti civici).Reference
Credo occorra far riferimento al fatto che queste linee guida vadano decisamente seguite per le volte in cui la consultazione sia obbligatoria e non solo opzionaleReference
Importante che la consultazione sia fatta solo su argomenti su cui ancora non si ha una visione finale, e non su tutto. Non fare consultazioni per il gusto di farle o per far vedere che si tiene in considerazione il parere del pubblico quando però in realtà si è già deciso.Reference
Penso anch io che siano importanti le scadenze temporali e le modalità con cui viene sollecitata la partecipazione.
sarebbe forse opportuno elencare criteri che definiscano il genere di consultazione per cui è necessaria – o auspicabile – una consultazione pubblica e quelli per cui non lo è. Il rischio è che per tutte le grandi questioni, si scelga di non fare ricorso alla consultazione; per esempio, includere tutte i provvedimenti che abbiano un forte impatto su un dato territorioReference
non sembra chiaro il motivo per il quale questa previsione sia ivi contenuta: significa che l’amministrazione si impegna a considerare le iniziative promosse da X cittadini?Reference
lasciare all’amministrazione la valutazione sulla portata della consultazione espone tale valutazione a rischi di parzialità e strumentalizzazione; il criterio guida nella scelta dello strumento dovrebbe essere improntato a favorire la più ampia partecipazione ed inclusione possibili.Reference
Non sono solo le risorse che assicurano l’efficacia. Nella Carta della Partecipazione promossa da diverse associazioni nazionali, il Principio di efficacia è così descritto: le opinioni e i saperi dei cittadini migliorano la qualità delle scelte pubbliche, coinvolgendo i partecipanti nell’analisi delle problematiche, nella soluzione di problemi, nell’assunzione di decisioni e nella loro realizzazione. Attivare percorsi di partecipazione su questioni irrilevanti è irrispettoso e controproducente.Reference
inserirei dopo la parola “sviluppo”: di una cultura della partecipazioneReference
i soggetti indicati sono portatori d’interesse. Possono avere un ruolo di co-promotori di un percorso consultivo ma il termine “coadiuvata” fa pensare a un loro coinvolgimento nella regia e facilitazione, che invece dovrebbe essere terza e neutrale.Reference
In effetti il termine “coadiuvata” fa pensare a un ruolo di regia o facilitazione da parte di questi soggetti che invece, in quanto portatori di interessi, dovrebbero avere solo un eventuale ruolo di co-promotori di una consultazione. La facilitazione deve essere terza e neutrale.
ottimo punto quello delle ‘risorse’. Aggiungerei altro punto: le amministrazioni organizzano le loro risorse e i loro processi in base anche ai processi di co-decisione e co-design che vogliono intraprendere, dichiarandoli nei loro documenti di programmazione. Le consultazioni pubbliche, se devono essere, non possono essere metodo, ma sostanza. Se mantengo una organizzazione gerarchica delle mie risorse, non posso pensare di raggiungere il cambiamento culturale che metto sul tavolo come ‘promessa’ di apertura alle competenze dei cittadini.
Manca forse nelle linee guida un paragrafo dedicato al come organizzare (strutturare?) le pubbliche amministrazioni perché siano in grado di mantenere le promesse dei processi aperti?
punto non necessario: si sa che la PA può utilizzare figure tecniche esterne per la qualunque… messo qui allontana il focus da uno dei due obiettivi a mio avviso obbligatori in qualunque processo aperto di co-desicione i.e. il cambiamento culturale interno.Reference
sono daccordo. Piuttosto aggiungerei che gli strumenti online devono garantire una adeguata identificazione dei partecipanti e devono essere opensource … non guasta mai ricordarlo 😉Reference
Concordo, non esiste lo strumento noline e offline perfetto. Prima si disegna il processo e cosa la PA mette sul tavolo della co-decisone, poi con una analisi di contesto il più possibile approfondita, si individua il livello di inclusività che dovrà essere raggiunto perché il processo possa essere realmente di valore. E’ sulla scorta di questa analisi che si potranno definire tempi e luoghi della consultazione offline (l’online dovrebbe comunque essere sempre garantita)Reference
sono d’accordo! Questo punto è molto scivoloso. Non aggiungendo nulla agli obiettivi del documento, ritengo sarebbe meglio eliminarlo.Reference
L’adeguatezza delle risorse potrebbe essere stimata in una quota minima e/o in una percentuale dell’ammontare complessivo dell’opera cui la consultazione fa riferimento.Reference
Porrei l’accento sull’avviso della consultazione in particolare cui deve essere data la più ampia diffusione. A Messina in atto è un corso una consultazione sul piano locale di di open government e l’avviso sul sito web e due conferenze stampa non sono state sufficienti. La partecipazione è scarsissima, nonostante due proroghe alla scadenza.
L’amministrazione dovrebbe poter essere coadiuvata anche da singoli cittadini non necessariamente da associazioni.
Se è una consultazione pubblica e bisogna acquisire i contributi del maggior numero di cittadini le modalità per acquisirli dovrebbero essere sempre complementari, sia on-line che off-line. Tra quelli off-line oltre quelli indicati inserirei come fondamentale la stampa locale e la divulgazione negli uffici pubblici dell’amministrazione, e aggiungerei “ecc” per non porre limiti alla fantasia. Il coinvolgimento dei dipendenti è essenziale e trainante anche per i contributori esterni, tra quelli on-line inserirei i social network , Facebook e ovviamente anche in questo caso non porrei limiti all’utilizzo di altri strumenti.
In generale, questa parte sembra animata da buone intenzioni spesso, però, scarsamente operativizzabili. In particolare, andrebbero definite le figure tecniche di supporto alla consultazione (facilitatori, animatori, informatori, etc.); è importante, infine, come già rilevato da altri che la valutazione delle esperienze sia azione condivisa e non lasciata solo all’Amministrazione.
Va infine definita in questa fase anche la variabile dell’inclusività.