Buone pratiche emerse dal primo anno di attività della comunità di pratica dei RPCT
A pochi giorni dalla chiusura del Quinto Piano d’Azione nazionale per il Governo Aperto, la Scuola Nazionale dell’Amministrazione (SNA) pubblica le “Buone pratiche emerse dal primo anno di attività della Comunità di partica dei RPCT”.
Si tratta di una serie di iniziative che la SNA ha messo in campo attraverso la Comunità di pratica che, in attuazione dei principi dell’amministrazione aperta, coinvolge anche rappresentanti della società civile. Le buone pratiche iniziano a tracciare la rotta verso la creazione di una “cultura dell’integrità pubblica”. Lo spostamento di focus dagli strumenti alle persone e alle competenze, dagli adempimenti all’applicazione dei principi del Governo Aperto rappresenta la sfida più importante per l’area di policy “anticorruzione”.
Le buone pratiche si concentrano, in particolare, sull’istituto del whistleblowing dove la dimensione umana e relazionale gioca un ruolo fondamentale sia dalla parte di chi segnala sia di chi è destinatario della segnalazione e della sua gestione. E’ stata anche proposta la riscrittura dell’art. 8 del codice di comportamento dei pubblici dipendenti con l’introduzione di nuovi articoli al fine di rendere “doverosa” nei confronti del personale pubblico la tutela del segnalante.
Anche l’indagine sui fattori abilitanti che hanno permesso ad alcune amministrazioni pubbliche italiane di effettuare comunicazioni di operazioni sospette in chiave antiriciclaggio è certamente una buona pratica perché ha permesso di individuare alcuni elementi che possono giocare un ruolo decisivo per l’avvio di una comunicazione. Gli incontri hanno assunto a riferimento una griglia di auto-valutazione su cui ogni amministrazione è stata invitata a focalizzare preliminarmente l’attenzione, individuando i “fattori abilitanti” che, alla luce dell’esperienza, si sono rivelati di maggiore importanza ai fini della concreta attivazione del dovere di comunicazione.